In ogni organizzazione esistono almeno due tipologie di leader: quelli che lo sono per occupazione di un ruolo assegnato loro da un’altra funzione aziendale, e poi ci sono  quelli che posseggono realmente le qualità per incarnare una buona leadership.

Sembra un’ovvietà, per chi da un po’ vive i corridoi delle grandi aziende (ma non solo, a dire il vero). Ma c’è qualcosa di più da osservare. Lo dice, in primis, PANOS MOURDOUKOUTAS, autore di “The Ten Golden Rules of Leadership”, facilmente reperibile su AMAZON.

I “leader da ufficio” sono quelli che svolgono delle funzioni da “capo” (semplifichiamola così). I leader reali, spesso, non ocupano ruoli necessariamente di alto livello, ma si presentano come i “colleghi modello”, quelli che tutti noi vorremo avere. Sono quelli che ci sono, quelli che rendono gli “sprint” meno faticosi, quelli che ti portano con sé e che sanno guadagnarsi il rispetto e la fiducia degli altri.

Sono quelli che hanno la capacità di guidare gli altri.

Una volta compreso questo (apparentemente una piccola grande ovvietà) Mourdoukoutas spiega nel suo libro la differenza tra azienda formale e azienda informale. Continua a seguire il discorso, tra poco tutto avrà una forma molto più chiara.
L’azienda formale è il sistema, l’organigramma delle funzioni e dei ruoli, se ti è più facile visualizzarla in questa maniera.
L’azienda informale, invece, è qualcosa di più vicino alla percezione dell’azienda che hanno le persone che ci lavorano dentro.

Tra questi due eco sistemi può esserci, e di fatto c’è spessissimo, una enorme differenza.

Ma ci sono due ulteriori elementi che contribuiscono a dare un quadro migliore delle qualità dei leader: la differenza tra autorità e potere.

L’autorità proviene, la maggior parte delle volte, dall’azienda formale, dall’organigramma. E’ figlia della funzione aziendale. E’ un titolo che viene conferito ai manager e da loro l’autorità (appunto) per gestire persone, risolvere problemi e prendere decisioni.
Mourdoukoutas dice che questo genere di persone viene investita di simboli che li distinguono. Simboli che prendono la forma di benefit, parcheggi riservati, auto aziendale e toilette privata.

Il potere, invece, è un concetto più ampio di quello normalmente assegnato all’autorità. Riguarda, ad esempio, la capacità di influenzare ciò in cui credono gli altri, di condurli oltre i loro limiti, con o senza l’assegnazione formale di un ruolo istituzionale legato alla leadership.

Ecco che coloro che sono rivestiti di una leadership formale, da ufficio, che hanno anche un’autorità conferita loro da un titolo e ufficializzata da benefit reali, di fatto hanno un potere superficiale. Regnano sull’organigramma, ma non sull’azienda informale.
Come risultato abbiamo un abbassamento drammatico delle possibilità di raggiungere gli obiettivi aziendali.

In uno scenario come questo quali risultati ci aspettiamo per la nostra azienda/organizzazione?
Siamo capaci di fare in modo che i leader reali lavorino in modo coordinato con quelli formali?

E’ ancora Mourdoukoutas a suggerirci una strada, forse tra le più ovvie, dal punto di vista filosofico, ma tutt’altro che in discesa sotto il profilo attuativo.

“Now imagine if someone who enjoys the support of the informal organization is assigned the authority to run the formal organization. That’s when authority and power are in the same hands. Office occupiers turn into real leaders. And the organization is on the path to greatness.”

Sei ad un passo dalla grandezza, aggiungiamo noi, se riesci a trasformare i leader reali in leader formali, ma anche se riesci a portare quelli “da ufficio” a contatto con lo spirito giusto per essere dei veri leader.